SENTIRANNO LAGGIU' COME SI SUONA L'ORGANO
GIORNATA DI STUDI E MUSICA SU MARCO ENRICO BOSSI
MARCO ENRICO BOSSI
SALO' - BRESCIA, 25 APRILE 1861 - OCEANO ATLANTICO, 20 FEBBRAIO 1925
Marco Enrico Bossi - Foto di Otto Rietmann - St. Gallen, 1909
Come gli Scarlatti in Italia, i Bach in Germania, i Couperin in Francia, i Benda nella Repubblica Ceca, Marco Enrico Bossi appartiene ad una lunga discendenza di musicisti, già documentata dalla fine del Settecento, lombardi per nascita e attivi come organisti nel breve tratto risalente i fiumi Adda e Serio, da Pizzighettone, San Bassano, Crema, fino a Romanengo (CR).
In cerca di sicura titolarità d’organista il padre, Pietro Bossi, arriva nel bresciano, a Salò (dove il 25 aprile 1861 nascerà Marco Enrico) per poi trasferirsi già nel 1864 a Morbegno, la città in cui il piccolo Marco Enrico iniziò gli studi musicali, arrivando addirittura a sostituire il padre in alcuni servizi organistici nella chiesa prepositurale.
Fu la cultura musicale della famiglia a indirizzarlo a studi seri, di Conservatorio, prima a Bologna e poi a Milano, dove si diplomò in pianoforte, in composizione, ma senza concludere mai gli studi nello strumento con il quale ebbe poi fama internazionale di virtuoso: l’organo. Terminati gli studi accademici, la carriera artistica di Marco Bossi fu lunga e proficua, per la musica sacra si può usare il giusto termine, unica: Maestro di cappella nel Duomo di Como (1881-1890), insegnante al Conservatorio di Napoli (1890-1895), direttore dei Licei musicali di Venezia (1895-1902), di Bologna (1902-1911) e di Roma (1916-1922) e poi ancora compositore, saggista, teorico e collaudatore d’organi.
La tradizione musicale della famiglia Bossi continuò, sempre a Milano, e ancora tra Duomo e Conservatorio: il fratello Costante Adolfo fu organista della cattedrale, il figlio Renzo docente di composizione in Conservatorio.
Marco Enrico Bossi compose oltre trecento opere, esplorando ogni genere e stile compositivo, dalla musica strumentale e vocale al teatro, alla musica sacra e liturgica e allo strumento solista, con una ovvia predilezione per il suo strumento, l’organo, grazie al quale viaggiò instancabilmente in tutto il mondo per farne udire la voce, attraverso concerti di successo; viaggiò insomma fino ai remoti laggiù che valgono il laggiù pucciniano (Russia, Inghilterra, Ungheria, Germania, Olanda, Francia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria, Polonia, Svizzera, Belgio, Stati Uniti).
Morì tragicamente a bordo del transatlantico che avrebbe dovuto riportarlo in Europa dopo una trionfale tournée concertistica negli Stati Uniti.