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NOTIZIE | ARGOMENTI | LA CHITARRA E LA MUSICA SACRA

LA CHITARRA  E  LA MUSICA SACRA

Piero Bonaguri
Conservatorio "G. B. Martini" Bologna

Premessa
Il presente contributo ha lo scopo prevalente di indicare alcune possibili scelte di repertorio per un utilizzo della chitarra nell'ambito della musica sacra ed anche, a volte, liturgica in senso stretto.
Per questo farò riferimento ad esperienze da me fatte, a musiche di cui sono venuto a conoscenza e ad altre che ho appositamente commissionato. Questo testo nasce quindi da una esperienza particolare, e per questo non può essere esaustivo; ma - per lo stesso motivo - può fornire indicazioni pratiche e sperimentate sul campo.

Alcuni pezzi sacri tratti dalla famosa raccolta "Cancionero de Palacio" possono essere riproposti, seguendo la prassi dell'epoca, riassumendo alla chitarra la polifonia vocale ed accompagnando un cantante o un coro, come é stato fatto nel caso dei bellissimi villancicos "Niño Dios" di Francisco Guerrero e "A Quien Debo yo Llamar" di Juan Del Encina.

Attingendo abbondantemente anche alle raccolte presenti nella biblioteca del Conservatorio di Bologna (in particolare quelle preziosissime del Centro Español de Musicologia) ho studiato ed utilizzato in particolare alcuni dei citati brani per vihuela, quali, ad esempio:

Luys de Narvàez: Diferencias sull'inno gregoriano "O Gloriosa Domina” e sull’Inno “Sacris Solemnis”, ”Cum Sancto Spiritu” dalla Messa della Fuga di Josquìn, Sanctus e Hosanna dalla Messa "Faisant Regretz" e dalla Messa “Hercules Dux Ferrariae”di Josquìn.
Adrian Willaert (Mudarra): Pater Noster (per voce e vihuela)
Antonio de Cabezón: Inno “Ut Queant Laxis”.
Alonso Mudarra: Tientos, Fantasia del Primer Tono (per chitarra a quattro cori), Glosa sobre un Kyrie Postrero de una Misa de Josquìn, Canciòn “Recuerda Alma Dormida”.
Miguel de Fuenllana: Tientos e Fantasie
Tomás de Sancta Marìa: Fantasia N°1 (Ed. Josè de Azpiazu, Union Musical Española)

Come dicevo, l'elenco sarebbe sterminato: mi piace concludere citando ancora la raccolta di Salmi di Pierre Certon  trascritti per voce e liuto da Guillaume Morlaye (pubblicata dal CNRS, Parigi 1967), i 4 pezzi sacri di Thomas Robinson editi da Narciso Yepes per Schott e soprattutto le trascrizioni d’epoca per liuto solo di pezzi di Tomàs Luis de Victoria, anonime e del liutista Adrian Denss, pubblicate in Spagna dalla Caja de Ahorros de Avila nel 2001.

Per quanto riguarda la musica classico-romantica il campo si restringe molto, ma trovo utilizzabili alcuni studi di Fernando Sor, evidentemente memori della sua formazione musicale avvenuta nel monastero di Montserrat. Tra questi almeno quattro dalla famosa raccolta curata da Segovia (il primo, il quinto, l'ottavo, il diciannovesimo) ed altri studi anche più semplici, come quello in si minore Op. 31 n.4 e quello in mi maggiore, Op. 31 N. 23 - il mozartiano "Mouvement de prière religieuse". Parlando di Mozart non posso non citare il famoso Adagio per Glasharmonika, che ho trascritto ed utilizzato in diverse occasioni, anche in chiesa (è un bellissimo "postcommunio"). Per la verità ho trascritto anche la parte corale del famosissimo “Ave Verum”, che ho tratto dal celebre manuale per armonio di Bungart edito dalla S.A.T di Verona. Sono utilizzabili anche i pezzi di César Franck trascritti da Segovia (Schott).

Le edizioni americane Mel Bay si sono dimostrate sensibili, forse a causa di una pratica abbastanza diffusa negli Stati Uniti, al repertorio di musica sacra per e con chitarra, pubblicando antologie di musiche che possano essere usate anche in chiesa. Tra queste segnalo una raccolta di Corali di Bach trascritti da Bill Purse, mentre la raccolta di inni curata da Gerard Garno "Hymns & Sacred Melodies for Guitar" (Mel Bay, 1990) mi sembra utilizzabile solo in parte, almeno in ambito strettamente liturgico, così come le due raccolte curate dal virtuoso Cristopher Parkening, sempre per via di quel difficilmente definibile "clima" che pure rimane a mio parere una discriminante assolutamente imprescindibile, come dirò alla fine.

Un ulteriore campo di ricerca è costituito dal repertorio di origine popolare come, ad esempio,le Cantigas de Sancta Maria (di cui esiste una sobria ed efficace versione per chitarra, purtroppo inedita, di Narciso Yepes) o alcuni canti della tradizione medioevale francese; li ho reperiti e trascritti, con il bellissimo accompagnamento di cui ignoro l’autore, in un curioso disco nato nell'ambito del movimento creato da Lanza del Vasto (alcuni titoli: "Ma Viéle", "Mere Au Sauveur", "Chanson de Mai"). La mia trascrizione della versione discografica di "Ma Viéle" (di Gautier de Coincy) è pubblicata nel volume "Canti. Repertorio Per Annum" edito dalla Cooperativa Nuovo Mondo, Milano. Esiste una bella versione per voce e chitarra di alcuni "Spiritual" di William Grant Still e di alcuni canti della tradizione sefardita. Anche il chitarrista Laurindo Almeida ha effettuato interessanti arrangiamenti di canti sacri.

Qui comiciamo a vedere anche l'apporto di compositori dei nostri giorni: Due Cantigas de Sancta Maria furono arrangiate per chitarra sola  (con il titolo di Canciòn y Danza) dal grande Federico Mompou e riscoperte e pubblicate da Angelo Gilardino nella "Andrés Segovia Collection" (Bèrben, Ancona), mentre io stesso ho chiesto al compositore milanese Roberto Andreoni di approntarmi gli accompagnamenti ad alcune Laudi e Cantigas, che ho poi inciso con Guya Valmaggi in un cd pubblicato da Rugginenti.

Venendo agli autori d'oggi ai quali ho chiesto di scrivere pezzi sacri, o comunque eseguibili in chiesa, posso citare un suggestivo corpus di composizioni che elenco brevemente ed in modo non esaustivo (alcuni pezzi sono pubblicati nella collana di musica contemporanea che curo per Ut Orpheus, Bologna):
"Messa" del compianto Angelo Paccagnini.
In questa composizione inedita per chitarra sola il compositore adotta una rigorosa tecnica dodecafonica.  Dopo la scomparsa di Paccagnini ho ricevuto da Riccardo Sinigaglia una versione per chitarra e coro del pezzo, dove inaspettatamente alla parte chitarristica Paccagnini ha sovrapposto una parte corale omofonica e modaleggiante.
"Versus" di Umberto Bombardelli, pubblicato da Rugginenti.

"Sette Salmi" per coro e chitarra di Gilberto Cappelli (Ricordi).

Di almeno due di essi esiste una versione originale per chitarra sola. Sono nati dalla idea di far cantare una breve melodia composta di sole tre note (re, la, fa) sul testo del Salmo XXVIII ad un coro composto da un gruppo di amici non musicisti, mentre la chitarra accompagnava in modo "professionale" con accordi dissonanti. Il pezzo si è poi sviluppato, da questo spunto iniziale, fino a diventare un brano per coro a quattro voci e chitarra che costituisce il primo dei "Sette Salmi". Lo eseguii a Forlì in occasione di una delle edizioni della "Messa dell'Artista" con il coro diretto da Egidio Giorgioni. Cappelli mi ha scritto altri piccoli pezzi per chitarra sola, inediti, in occasione del battesimo dei suoi figli e per il matrimonio di un’amica.
"Kyrie" di Roberto Tagliamacco
, del quale lo stesso compositore fornisce di seguito una descrizione.
"Missa" e "Victimae" di Gian Paolo Luppi (Ut Orpheus).

Anche Luppi, come altri autori, ha fornito un breve testo introduttivo che riporto in appendice.
"Frammento D" di Pippo Molino
, che si può accostare a "Frammento C"
(i due Frammenti sono pubblicati insieme da Curci, con cd allegato da me inciso) ed all'inedito "Frammento F". Gli ultimi due brani, pur non essendo nati esplicitamente come pezzi di musica sacra, per affinità spirituale possono essere eseguiti  in concerti di musica sacra.
Sequenza, su "Victimae Paschali Laudes", di Biancamaria Furgeri.

Più recente una serie di cinque brani del compositore torinese Franco Cavallone, “Suite Mistica”, anche questa scritta sulla sequenza pasquale.

Sono confortato da questi esempi nell'affermare che l'uso della chitarra nella musica sacra e perfino liturgica è giustificato non solo dalla bellezza intrinseca del suono dello strumento, ma anche da un repertorio ed una tradizione di impiego di strumenti similari. Gli esempi citati tratti dal canto popolare mi confortano nella convinzione che il problema non sia tanto quello del "genere musicale", ma piuttosto della necessaria appropriatezza espressiva, che richiede da parte di compositori ed interpreti una comunione con lo spirito e la tradizione della musica sacra e liturgica. E', a mio parere (ancora una volta) un problema di "educazione", di senso della tradizione, di “simpatia” richiesta all’interprete, come già Stravinsky osservava nella sua "Poetica della Musica" riguardo alle vicende della musica in quanto tale.
Un amico osservava argutamente, sorprendendo un retaggio non del tutto scomparso di questa educazione e tradizione, che in chiesa nessuno fuma, anche se non ci sono appesi i cartelli "vietato fumare".
Ma già per l'uso del telefono cellulare in chiesa(e nonostante la presenza dei cartelli) la situazione è oggi un po' diversa - per non dire di altre forme di comportamento inappropriato difficilmente sanabili solo attraverso una pur necessaria normativa, e che sarebbero facilmente corrette da una coscienza educata al senso del sacro, della fede e della liturgia.
Credo che la  pratica della musica in chiesa, compreso l'utilizzo in essa della chitarra, sia in fondo riconducibile a questo problema "educativo".

Interventi dei compositori (pdf)

Piero Bonaguri
www.bonaguri.com

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