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LE FONTI DI MUSICA SACRA: ARCHIVIO O BIBLIOTECA?

Le fonti storiche di musica sacra in Italia sono il risultato di un lavoro organizzato, attraverso la struttura delle cappelle musicali e la gestione dell’attività professionale di maestri, cantori, organisti. La collocazione fisica di questa tipologia di fonti è oggi suddivisa tra documenti d’archivio e risorse di biblioteca.
I documenti musicali, tramandati da secoli di attività, sono di natura assai varia: composizioni polifoniche manoscritte e a stampa con e senza accompagnamento strumentale, libri corali, opere teoriche, libri di canto liturgico (gregoriano e ambrosiano) per la Messa e l’Ufficio, raccolte di musica compilate appositamente per momenti celebrativi legati a culti particolari delle singole chiese, registri che confermano la presenza di opere altrimenti perdute. Una tipologia molto particolare è costituita dagli esperimenti d’esame, ovvero i compiti sostenuti dai candidati per concorrere alla carica ufficiale di maestro di cappella.
Tra i manoscritti musicali custoditi presso gli archivi ecclesiastici figurano gli esperimenti d’esame: si tratta dei compiti sostenuti dal candidato per ottenere, tramite concorso, la carica di maestro di cappella o comunque di partiture comprovanti la propria attività di servizio presso una cappella musicale. Essi sono a pieno titolo documenti legali. Anche per questo motivo la gestione ordinaria dei documenti musicali di una cappella musicale confluisce storicamente nell’archivio e non nella biblioteca capitolare. Il numero dei manoscritti musicali conservati negli archivi ecclesiastici è spesso notevole: molti concorsi a maestro di cappella potevano comprendere alcune decine di candidati e di conseguenza altrettanti compiti, uniti ai giudizi della commissione incaricata, magari con l’aggiunta di una dotazione significativa di opere offerte dai vari vincitori succedutisi negli anni all’incarico.
La valorizzazione della cultura musicale sacra oggi è un capitolo importante della cultura musicale nel senso più ampio, ed è argomento ancora quasi interamente da affrontare. La questione è complessa sia in termini storici che musicologici, musicali, ecclesiastici e gestionali.
La situazione attuale della musica prodotta dall’attività di cappelle musicali offre un quadro molto eterogeneo. Sono disponibili alcuni cataloghi a stampa delle musiche possedute da cattedrali, trattazioni approfondite sulla storia delle cappelle musicali, più recentemente sono stati effettuati alcuni importanti lavori di digitalizzazione, ma mancano censimenti sistematici del materiale o catalogazioni complete delle fonti nell’opac. Spesso intere collezioni di musica sacra giacciono sconosciute presso Archivi storici e diocesani, Biblioteche capitolari, Seminari, Centri di documentazione, Biblioteche non ecclesiastiche, rendendo estremamente lacunosa la conoscenza, la diffusione e la storia della musica sacra in Italia.
Tra i motivi principali della mancanza di conoscenza delle fonti figura senz’altro la difficoltà di trattamento di tale materiale, nonché quella di reperire specialisti del settore per gestire correttamente la musica, talvolta la noncuranza e infine le difficoltà legate alle necessità pratiche ed economiche per affrontare il discorso della sostenibilità nel tempo di tali attività.


Riteniamo che i passaggi necessari da affrontare per una corretta gestione dei documenti siano in sintesi i seguenti:

La fase di censimento è necessaria per capire la diversa tipologia dei materiali e la loro collocazione all’interno di archivi capitolari o di biblioteche. È una fase strettamente collegata a quella della inventariazione che offre invece la consistenza effettiva dei documenti tramite la loro registrazione.
Da questa si passa alla catalogazione scientifica nell’opac (www.sbn.it) per rendere fruibili alla consultazione tali fonti con i relativi dati bibliografici, di esemplare e gestionali. L’opac consente infatti la corretta gestione dei dati dell’esemplare, per non perdere informazioni importanti riguardo la loro collocazione originaria, la provenienza, segnalando così l’appartenenza eventuale ad un archivio e non ad una biblioteca.
Seppure collocato ab origine in un archivio, la corretta fruizione di un manoscritto musicale dovrebbe essere definita da una gestione di tipo biblioteconomico e non archivistico, tenuto conto del grande sviluppo dell’opac italiano nell’implementare funzioni atte ad una corretta descrizione e alla gestione specifica dei materiali musicali.
L’ultimo passaggio riguarda la digitalizzazione ovvero la visualizzazione dei documenti su piattaforme informatiche create appositamente, un tema in fase di grande sviluppo.
Aspetto fondamentale è la sostenibilità: progetti molto impegnativi hanno bisogno di durare nel tempo, da un punto di vista finanziario e gestionale, per consentire la fruizione, lo sviluppo della ricerca scientifica, la diffusione della cultura musicale e della musica sacra stessa, la tutela e la valorizzazione di un ambito così importante della civiltà musicale.

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